Notizie

Istituito nel 1968 per ravvivare e onorare il ricordo della Divisione Acqui e del suo sacrificio, consumatosi nel settembre 1943 nelle isole ioniche di Cefalonia e Corfù, ma anche per diffondere la consapevolezza che la ricerca storica è uno dei fondamenti del progresso morale, culturale e sociale della nazione, il Premio Acqui Storia si rivolge ad opere a stampa di argomento storico, non solamente alla storiografia scientifica, ma anche a saggi che, con un approccio divulgativo e di narrazione storica, cercano di avvicinare il più ampio pubblico dei non specialisti alle tematiche della storia contemporanea.


Tra i finalisti individuati in occasione della prima riunione, le Giurie hanno selezionato i vincitori della corrente edizione. Per la Sezione Storico-scientifica, vincitrice del concorso letterario è Giovanna Tosatti con il volume Storia della polizia. L’ordine pubblico in Italia dal 1861 a oggi, edito da Società Editrice il Mulino.

MOTIVAZIONE VINCITRICE SEZIONE STORICO-SCIENTIFICA
Giovanna Tosatti – Storia della polizia. L’ordine pubblico in Italia dal 1861 a oggi, Società
Editrice il Mulino

Con specifico riferimento al contesto italiano, il volume di Giovanna Tosatti ricostruisce l’evoluzione della polizia – e della gestione dell’ordine pubblico – negli anni compresi tra il 1861 e i giorni nostri. Pur abbracciando un arco cronologico decisamente ampio, tale volume non si connota come un semplice lavoro di sintesi, ma come una solida e originale analisi, capace di tenere assieme vari piani (storico-istituzionale, giuridico, politico e sociale) e di valorizzare, interpretandola con intelligenza, una massa notevole di documentazione di prima mano. Si tratta dunque di un lavoro assai apprezzabile, in cui l’autrice riesce efficacemente a restituire il profilo – ricco e composito – di una forza pubblica interpretata nelle sue molteplici declinazioni di strumento di repressione del crimine, di arma per il contenimento del dissenso sociale e di forza al servizio della nazione e del cittadino.

 

La cerimonia di premiazione della 58ª edizione del Premio Acqui Storia si terrà sabato 18 ottobre p.v. alle ore 17.00 presso il Teatro Ariston di Acqui Terme, Piazza Matteotti. Sarà condotta da Roberto Giacobbo, giornalista, docente universitario, conduttore ed autore televisivo. L’iniziativa vedrà la partecipazione de Il Piccolo come Media Partner, con un’ampia valorizzazione sui suoi canali informativi.

È possibile visionare il programma completo dell'evento sul sito del Premio Acqui Storia.

[Fonte: https://www.raicultura.it/raicultura/eventi/Premio-Acqui-Storia-2025-ffc05854-b901-473d-8ea9-5b8f5e900382.html ]

Il nostro socio Fernando Venturini ha vinto il premio Matteotti: La Commissione giudicatrice per l’assegnazione del Premio Giacomo Matteotti – presieduta dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Pres. Carlo Deodato e composta dal Dott. Alberto Aghemo, dal Prof. Giovanni Belardelli, dal Prof. Ernesto Galli della Loggia, dal Dott. Adriano Monti Buzzetti Colella, dal Prof. Gianpaolo Romanato e dal Prof. Tommaso Piffer – ha individuato le seguenti opere cui conferire il premio:

  • per la sezione “Saggistica”: 
    • “Il Giaki e il Chini. Cronache della vita di Giacomo Matteotti e Velia Titta” – Cierre edizioni, marzo 2024, di Fernando Venturini 
  • per la sezione “Opere letterarie e teatrali” premio ex aequo per:
    • “TEMPESTA MATTEOTTI” – Lapis Edizioni, marzo 2024 di Luisa Mattia
    • e “TANTO VALE DIVERTIRSI” di Damiano Francesco Nirchio.

La cerimonia di premiazione si svolgerà il giorno 29 ottobre 2025 alle ore 12:00 presso la Sala Verde di Palazzo Chigi.

[Fonte: https://www.governo.it/it/articolo/premio-giacomo-matteotti-2025-i-vincitori-della-xxi-edizione/29980]

All’Università Statale di Milano si inaugura il 22 settembre 2025 la mostra storica “Deputate e Senatrici della Repubblica. Ruoli, tempi e azione delle donne in Parlamento (1948-1992)”, ideata da Michela Minesso, docente di Storia delle istituzioni politiche in Statale. L’esposizione sarà ospitata nel Cortile del Settecento della sede centrale di via Festa del Perdono 7 e resterà aperta al pubblico fino al 2 ottobre, con ingresso gratuito dalle 9.30 alle 17.30.

Fotografie e documenti inediti provenienti da archivi pubblici e privati – tra cui Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Presidenza della Repubblica – guidano visitatori e visitatrici in un itinerario che va dalla ricostruzione postbellica al “miracolo economico”, dalle stagioni della contestazione agli anni Ottanta, fino alla conclusione della X legislatura nei primi anni Novanta.

Un percorso che mette in evidenza il ruolo delle donne parlamentari nel trasformare la rappresentanza femminile da ruoli inizialmente confinati a settori ritenuti “tipicamente femminili” a un impegno esteso all’intera attività legislativa. Cruciali, in questo senso, sono gli anni Settanta, segnati dal mutamento profondo della condizione femminile nella società italiana.

La mostra intreccia tre chiavi di lettura - spiega Michela Minesso -: la storia nazionale e l’evoluzione della società italiana tra la seconda metà degli anni 40 e i primi anni ’90; l’andamento numerico della presenza femminile alla Camera e al Senato e il percorso di carriera delle parlamentari all’interno delle istituzioni rappresentative; i temi portati dalle donne al centro dell’azione legislativa e il loro cambiamento nel tempo in riferimento alle esigenze emerse nella società. Grafici, documenti d’archivio e immagini dal forte contenuto simbolico illustrano il percorso espositivo in cui vengono raffigurate figure più note come Anselmi e Iotti insieme a parlamentari meno conosciute, e da riscoprire, per l’azione svolta nel Parlamento italiano”.

 

Fonte: https://lastatalenews.unimi.it/deputate-senatrici-statale-mostra-donne-parlamento

Ci scrive Guido Melis: "Con l'amico Giovanni Farese abbiamo avuto e riceveremo domani il Premio Sele d'oro per avere ideato e curato un libro sulla storia del Formez che dedichiamo a Sergio Zoppi, storico promotore e instancabile animatore di un ente che molto ha operato negli anni di fine Novecento per il riscatto del Mezzogiorno".

Info sul premio: https://seledoro.eu/ 

Da ieri pomeriggio non è più con noi Isabella Zanni Rosiello. Aveva più di 90 anni, dei quali oltre 30 (dal 1973 al 1994) trascorsi alla direzione dell’Archivio di Stato di Bologna, prestigiosa istituzione da lei trasformata in uno degli istituti tra i più moderni a livello nazionale e internazionale nel campo della conservazione e valorizzazione della memoria. Nelle scuole di archivistica aveva insegnato con dedizione, allevandovi intere generazioni di giovani, con molti dei quali si era saldato un rapporto destinato a diventare duraturo anche nella loro futura vita professionale. Insegnava soprattutto la storia degli archivi, convinta come sempre fu che questa rete di istituti (statali in origine, ma via via anche di natura “privata”, nati spesso dalla iniziativa di personalità e gruppi di studiosi, dall’impegno di imprese industriali e di istituzioni bancarie, dall’opera di grandi istituzioni della cultura e dell’economia, dalla iniziativa coraggiosa di piccoli e grandi comuni e di province) costituisse molto di più di un immoto deposito della memoria ma rappresentasse invece una fondamentale risorsa, dinamica e sempre attiva, per l’Italia di oggi: una riserva inesauribile per capire chi siamo, da dove veniamo e soprattutto dove andiamo noi italiani in questi scombinati anni Duemila.

Non c’era, nell’insegnamento di Isabella, mai nulla di astrattamente dottorale, niente che richiamasse l’erudizione fine a sé stessa: viceversa dominava costantemente ciò che faceva la sua ricerca sulle fonti, anche sulle più remote; oltre che la indiscussa competenza filologica acquisita in anni di studi, la ferma consapevolezza che quei documenti, quegli archivi che li avevano per secoli raccolti, conservati, ordinati, messi a disposizione degli studiosi, fossero essi stessi “contemporanei”, cioè servissero qui e oggi a rispondere alle domande poste dall’attualità e ne svelassero anzi spesso le segrete radici, senza le quali anche ciò che si dice attuale in realtà è destinato ad riventare rapidamente meramente antiquario (un fossile ammuffito) oppure, sennò, a scomparire come inutilmente effimero.

Isabella è stata innanzitutto una grande archivista, esponente di una tradizione che vanta in Italia illustri predecessori: tra i quali le avrebbe certo fatto piacere che ne ricordassimo qui almeno uno, alla cui lezione fu profondamente legata: Claudio Pavone. Ma come Pavone fu anche innovatrice della archivistica, e soprattutto fu affetta dal nobile, inestinguibile morbo dello storico di razza. Mai Isabella si fermò davanti alle frontiere disciplinari. Sempre le valicò arditamente, animata dalla sua indomita passione per la ricerca storica. Attraversò continuamente quel confine labile e mobile che distingue la scienza archivistica da quella storica, ponendole nei suoi libri e saggi perennemente in reciproco, quasi indivisibile rapporto. Basta scorrere (limitandosi qui forzatamente ai titoli più importanti: ma sarebbero da citare la miriade delle schede, recensioni, riflessioni più o meno occasionali, partecipazioni a dibattiti e tavole rotonde) la sua ricchissima produzione scientifica: dal remoto L’unificazione politica e amministrativa nelle ‘Province dell’Emilia (1859-1860), Milano, Giuffrè, 1965 al fondamentale Gli apparati statali dall’Unità al fascismo, Bologna, il Mulino,  da lei curato nel 1976 (molti di noi abbiamo cominciato a studiare la storia delle istituzioni proprio partendo da quel testo-base); da Archivi e memoria storica, un “classico” destinato come tale a non essere dimenticato (Bologna, il Mulino, 1987), a Andare in archivio, Bologna, il Mulino, 1996, che si presentava come un modesto vademecum ed era invece una riflessione profonda su come si “legge” un archivio dal suo interno.

Intanto, con gli anni Novanta, la chiave di volta “archivistica”, che le aveva consentito con una intelligente “strategia” culturale di penetrare nel territorio degli storici, andava sempre più fondendosi con la passione storiografica. Ne venne una sequenza di volumi – tutti di grande presa sul pubblico dei lettori – che contrassegnò positivamente il secondo tempo di Isabella, quello della sua operosa vita di pensionata mai davvero in pensione. Ne citeremo qui soltanto alcuni, rimandando per gli altri, i saggi in riviste e periodici, alla corposa bibliografia: Gli archivi tra passato e presente (Bologna, il Mulino, 2005); Gli archivi nella società contemporanea (ivi, 2009). Ma soprattutto l’affascinante e impegnativo Il potere degli archivi. Usi del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea (Milano, Bruno Mondadori, 2007) scritto in stretta collaborazione con Linda Giuva e Sandro Vitali, denso di contenuti teorici; e l’apparentemente svagato (un divertissement ci parve, nel leggerlo per la prima volta: ma era tutt’altro) I donchisciotte del tavolino. Nei dintorni della burocrazia (Roma, Viella, 2014), che apriva (con altri volumi coevi, per esempio quello, sullo stesso tema, di Luciano Vandelli) una nuova strada: la burocrazia vista attraverso gli occhiali dei letterati.

C’era poi, e non posso non parlarne qui, anche se lo farò pudicamente (come lei avrebbe voluto), Isabella Zanni persona, cioè l’umanità straordinaria che era Isabella. Della quale -lo dico subito – sono stato amico sin dagli ultimi anni Ottanta e sino ai giorni tristi della sua morte annunciata. Insieme abbiamo dato vita a molte iniziative, cominciando dalla creazione della Società per gli studi di storia delle istituzioni, che ha ormai oltrepassato i trent’anni di vita, e nel cui direttivo Isabella è stata a lungo, contribuendo non poco a quella promozione del rapporto tra storici delle istituzioni e archivisti che del nostro programma di lavoro ha rappresentato forse la parte più significativa.

In questi anni (e non sono stati pochi) non c’è stata iniziativa alla quale lei non abbia partecipato con generosità e intelligenza, non convegno o Giornata de “Le Carte e la Storia” presso il Mulino dove non abbia preso la parola, non riunione di redazione alla quale non abbia dato il contributo sempre determinante dei suoi interventi, non articolo significativo che non abbia destinato a “Le Carte e la Storia”. Cara, carissima Isabella. Del resto – dell’amicizia che ci ha unito per tanti anni – non parlerò: l’amicizia è un bene prezioso, che va custodito nel tempo e con cura, alimentato di scambi e idee anche estemporanei, nutrito perennemente di stima e affetto reciproci. Di tutto questo, del regalo d’essermi amica sino alla fine, Isabella mi ha fatto un impagabile dono. 
[Guido Melis, 5 agosto 2025]

 

Fonte: https://www.fiapitalia.it/premio-democrazia-e-liberta/ 

 

Regolamento completo disponibile su: 

www.fiapitalia.it
per info: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Page 1 of 6

Cerca nel sito

Le Carte e la Storia

La rivista dell'Associazione. Dal giugno del 1995, in pubblicazioni semestrali, raccoglie importanti contributi alla storiografia storico-istituzionale e ai suoi sviluppi, con speciale attenzione al suo rapporto con il patrimonio delle fonti.

MAGGIORI INFORMAZIONI

- Edizione IL MULINO -

Free Joomla templates by L.THEME