È scomparso in queste ore a Francoforte sul Meno Michael Stolleis, uno dei più importanti storici europei, studioso acutissimo delle istituzioni e dello Stato.
Aveva 79 anni. A lungo aveva guidato la più prestigiosa istituzione per gli studi sul diritto pubblico, l'Istituto Max Planck, del quale era direttore emerito. La sua bibliografia è sterminata (ricordo solo - tradotti in italiano - la sua fondamentale "Storia del diritto pubblico in Germania" e "Stato e ragion di stato nella prima età moderna").
Il suo contributo alla storiografia europea è stato fondamentale. Certo, un grande studioso lascia dietro di sé i suoi libri, e possiamo illuderci che questo costruisca un frammento di eternità. Ma non è così, perché Stolleis accompagnava alla sua attività scientifica a sbocco editoriale, una costante lezione di metodo che sapeva trasferire ai suoi allievi; e una passione per la ricerca, fatta di intelligenza, curiosità, intuito, cultura mai settoriale. Tutto questo non ci sarà più.
Voglio ricordare un suo libro "minore" (come si usa dire con espressione francamente inadeguata): "L'occhio della legge. Storia di una metafora", edizione italiana a cura di Alessandro Somma, Carocci: poco più di 100 pagine nelle quali a partire da una frase spesso ripetuta ("L'occhio della legge vigila") Stolleis intesse una riflessione finissima sulla metafora dell'occhio, sulle sue rappresentazioni a partire dall'iconografia antica e medievale, sul suo rapporto con il potere. In concentrato una lezione di come si può leggere la storia.
Nella foto principale: Michael Stolleis al Premio Jean Paul 2019 - Monaco di Baviera